Anaïs ed Elena sono due sorelle rispettivamente di 13 e 15 anni ma, a parte il cognome, hanno ben poco in comune. La più piccola è un botolo ciccioso sgraziato e senza forme, mentre la più grande è snella e col fare da zucculona in erba. Le due sono in vacanza al mare e lì Elena conosce uno studente universitario poco più grande di lei con il quale comincia subito a pomiciare duro. Anaïs sarà costretta ad assistere a tutto il dipanarsi della vicenda, dato che i genitori delle due le obbligano a uscire sempre insieme, e le fanno dormire nella stessa stanza, teatro delle visite notturne clandestine del belloccio alla sua conquista estiva.
Dice, ma Recensopolo un altro film francese? Ebbene sì amici: incuriosito da una recensione del film in oggetto, e approfittando di una notte insonne, il vostro blog ha abbandonato temporaneamente le frittatone di cipolle per concedersi nuovamente una erremosciata omelette.
A mia sorella! è un film del 2001 di Catherine Breillat, la cui opera forse più famosa dalle nostre parti è quel Romance del 1999 in cui il Rocco nazionale affrontava per la prima volta un ruolo in un film non esplicitamente hardcore (anche se non mancavano scene esplicite in cui mostrava le sue parti più invidiate e di peso).
In Romance il nostro Rocco apriva anche le portiere delle auto |
Quest'ultimo elemento ha fatto scandalizzare molti, ma in realtà - al di là di tutto - si tratta di scene che non hanno niente di gratuito, specie se inquadrate nel contesto del film. La Breillat ha dichiarato che il sesso è "il soggetto, non l'oggetto" dei suoi film, e questo A mia sorella! in effetti è quasi uno studio sulla scoperta del sesso da parte di due ragazzine adolescenti, raccontato con piglio documentaristico e incorniciato da una fotografia cruda e naturalistica.
Le due sorelle - indovinate chi è chi |
Anche le stesse scene di sesso non sono facilmente inquadrabili secondo schemi classici - non è porno e neanche erotismo, sembra più che la telecamera sia capitata lì e abbia filmato le prime esperienze sessuali o parasessuali di una coppia di adolescenti, cogliendone la confusione e l'ingenuità. E probabilmente la Breillat ha rivolto la telecamera anche verso di sé: il film è fortemente autobiografico - la regista ha lei stessa una sorella più grande e (probabilmente più ai suoi occhi, che agli occhi del mondo) molto più bella di lei, che si chiama - occhiolino, occhiolino - Marie-Hélène.
Una giovane Catherine Breillat (a destra) insieme alla sorella, in una scena di Ultimo tango a Parigi |
Il percorso di autodefinizione di Anaïs culmina nella shockante scena finale - quella che forse più di tutte ha fatto storcere il naso alla critica - in cui la voglia e il bisogno della tredicenne di essere finalmente qualcuno, e non solo "la sorella di", la porta a conseguenze abbastanza estreme.
Magna che ti passa! |
PRO:
Diverso
Asciutto
Ma anche bagnato (ahahah!)
CONTRO:
Diverso
Molto francese
Ma anche molto poco francese
GIUDIZIO FINALE: 8+
Adolescenti e sesso, e basta: niente commedia, niente dramma, e quasi niente film.
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