Se nel primo film di Ghost in the Shell Mamoru Oshii rifletteva su cosa fosse la vita, in questo seguito (uscito nel 2004, e ancor meno legato al manga originale) la domanda è quale sia il senso stesso del vivere. Laddove cioè il primo capitolo era freddo e lucido, qui lo sguardo è invece molto più intimista e personale.

Forte di un budget enorme, e sempre con l'indispensabile presenza delle musiche di Kenji Kawai, Innocence ha una potenza visiva semplicemente incredibile, che in certe scene letteralmente esplode. L'uso del 3D è massiccio, ma è compensato da una cura altrettanto maniacale nell'animazione classica. La struttura è decisamente più complessa rispetto al primo film e, se ad una prima visione si rimane semplicemente storditi dalla magnificenza audiovisiva, è solo con le visioni successive che si cominciano a cogliere le miriadi di dettagli ed i complicati intrecci di simbologie che sottendono al tutto.

Questa maggiore complessità potrebbe lasciare interdetto più di qualcuno e, del resto, mentre il primo Ghost in the Shell aveva una trama che si integrava in maniera organica nell'insieme, pur rimanendo secondaria rispetto alle riflessioni del regista, in Innocence il plot rimane molto più in ombra e l'aspetto filosofico ruba prepotentemente la scena. In ogni caso, da vedere obbligatoriamente almeno una volta.

BONUS POTENZA VISIVA EDITION:
E che vuoi dirgli a una sequenza così?