In questo post della serie A History of the Amiga (in originale qui), Jeremy Reimer di Ars Technica scende più nel dettaglio a riguardo degli "sforzi" del marketing Commodore.
Pubblicità scopiazzate e assenza dalle più importanti fiere del settore furono le modalità chiave in cui la Commodore "promosse" l'Amiga nei primi tempi, e al tutto si aggiunse una grave indisponibilità di fondi.
E nel frattempo l'Atari ST di Jack Tramiel correva...
CATTIVA PUBBLICITÀ
Dato che l'Amiga era di anni in anticipo sul suo tempo rispetto ai concorrenti, molti dirigenti Commodore credevano che si sarebbe venduto da solo. Questa regola non era vera all'epoca e non lo è mai stata, non importa quanto avanzata sia la tecnologia. Quando i primi personal computer cominciarono ad apparire sulle scene alla fine degli anni 70, molte persone non avevano la più pallida idea di quale fosse il loro utilizzo. Perciò, le uniche persone che li compravano erano hobbysti mossi dall'entusiasmo e tecnicamente preparati - alla meglio, un mercato limitato. Ci vollero un po' di killer application, come il foglio elettronico, ed un marketing a tutto campo, per far salire le vendite a nuovi livelli.
L'Amiga era nella stessa posizione nel 1985. Era un computer multimediale ante litteram, ma non aveva ancora delle killer application. Ciò di cui aveva bisogno era una campagna pubblicitaria stellare, ciò che ebbe fu una serie di pubblicità televisive poco convinte che furono trasmesse a Natale e non furono mai più riviste. Nella prima pubblicità c'era un tizio con l'aria persa di uno zombie che si trascinavano lungo delle scale, verso un piedistallo, sul quale un monitor per computer emanava una luce accecante. Era una copia dei poveri della famosa pubblicità della Apple ispirata a 1984, e non riuscì a generare il più minimo passaparola nell'industria.
Una pubblicità dell'Amiga del novembre 1985, immagine tratta da Amiga History Guide |
Ulteriori pubblicità usarono immagini di repertorio in toni seppia, tipiche dei film per famiglie, accompagnate da una qualche vaga narrazione: "Quando stavi crescendo, hai imparato che avresti affrontato un mondo pieno di competizione". In effetti l'Amiga stava proprio fronteggiando un mondo pieno di competizione, ma pubblicità con questo stile avant-garde erano già state fatte - e molto meglio - dalla Apple.
Ciò di cui la Commodore aveva davvero bisogno all'epoca era una qualche semplice forma di pubblicità comparativa. Un'immagine di un IBM PC con del testo monocromatico su uno schermo a fosfori verdi, di un Macintosh con il suo minuscolo monitor monocromatico da 9 pollici, e infine di un Amiga pieno di colori, multitasking, animazioni e suoni. Come tocco finale, si sarebbero potuti aggiungere i prezzi di tutti e tre.
Una pubblicità dell'Amiga proveniente da una linea temporale alternativa |
PERDERE IL CES
La Commodore aveva subito una contrazione finanziaria nel peggior momento possibile. Nei sei trimestri tra il settembre 1984 ed il marzo 1986, la Commodore Business Machines International aveva perso più di 300 milioni di dollari. I soldi scarseggiavano, e i proprietari della società erano gente molto attenta al denaro.
Come risultato di tutto ciò, la Commodore saltò il Consumer Electronic Show (il CES) del gennaio 1986. La rivista Ahoy! Magazine commentò questa clamorosa assenza:
Dovete capire che negli ultimi quattro CES di fila, fin dal gennaio 1984, la Commodore era stata il punto focale di tutto il settore degli home computer alla fiera, il padiglione più visitato - come s'addiceva del resto alla società leader nel settore della produzione hardware. Il suo tirarsi fuori dal CES era stato come se la Russia si fosse ritirata dal blocco sovietico.La Commodore si perse anche la successiva fiera del settore, il COMDEX, così come il CES del giugno 1986. La compagnia era stata inadempiente con i prestiti, e non riuscì più a farsi anticipare dalle banche altro denaro per le fiere.
Anche le campagne pubblicitarie rallentarono e cominciarono a procedere a singhiozzo. Thomas Rattigan, che all'epoca stava venendo preparato per la posizione di amministratore delegato, ricorda quei tempi con queste parole: "Di base, la compagnia riusciva solo a pagarsi le spese. Quando ero lì, non si facevano molte campagne pubblicitarie perché non ce le si poteva permettere."
Questa ritirata strategica dal mercato ebbe un impatto fortemente negativo sulle vendite dell'Amiga. Nel febbraio del 1986, la Commodore rivelò che commerciava dai 10.000 ai 15.000 Amiga 1000 al mese. L'Atari ST di Jack Tramiel stava battendo l'Amiga nei numeri delle vendite, negli accordi con i rivenditori e, ancor peggio, nel parco software.
BONUS GENI DEL MARKETING EDITION:
Alcune delle prime pubblicità dell'Amiga:
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Più leggo e più mi faccio il fegato marcio: la tecnologia Amiga gestita con i piedi.
RispondiEliminaBellissimo post
Mah all'epoca le uniche pubblicità di computer che passavano sulla tv erano quelle delle console, per cui non mi sembra che i PC e i MAC fossero avvantaggiati.
RispondiEliminaLa mia opinione delle scarse vendite è sempre stata:
1. La rapida diffusione del PC nelle scuole, con la disponibilità di software e di linguaggi di programmazione.
2. L'incompatibilità del formato floppy dell'Amiga con il PC
3. Non esisteva internet per cui gli utenti si scambiavano i floppy a mano, chi aveva l'Amiga restava "tagliato fuori".
4. Il costo dell'Amiga era basso ma presto ci si rendeva conto che il prezzo maggiore lo si pagava in termini di reperibilità del software (notare poi le incompatibilità tra kickstart differenti)
5. Altissimo costo degli accessori come un HD.
6. Dimensioni troppo piccole. Può sembrare assurdo ma all'epoca (e anche per molti anni seguenti) più era grande e pesante un computer più i soldi erano stati "spesi bene".
Per quanto riguarda le pubblicità, conta che questa serie di post è una traduzione di articoli americani, e magari in USA le pubblicità dei computer c'erano, a differenza che qua.
EliminaPer il resto, nella mia esperienza personale l'Amiga 500 era molto più diffuso dei PC tra i bimbetti delle medie verso la fine degli anni 80, ed il software (specie i giochi) si trovava senza difficoltà nei negozi di informatica, che all'epoca erano veri e propri spacci pirata a cielo aperto.
La situazione e i problemi di cui parli cominciarono a manifestarsi e diventare evidenti negli anni 90, quando i PC cominciarono a evolversi dal punto di vista grafico e sonoro, e si espansero in ambiti (giochi, multimedia) che fino ad allora gli erano stati preclusi.