Con questo post della serie A History of the Amiga cominciano purtroppo le note dolenti.
Jeremy Reimer di Ars Technica ci narra di come la Commodore cominciò fin da subito ad accumulare errori nella commercializzazione della macchina, spendendo soldi per produrre fallimenti come il Commodore Plus/4 e ritrovandosi al verde al momento di assemblare gli Amiga, perdendo la stagione degli acquisti natalizi, rifiutandosi di vendere l'Amiga nelle grandi catene commerciali, e così via. L'originale è disponibile qui.
ALL'APICE DELLA GRANDEZZA
Nel luglio del 1985 la Commodore aveva tutto dalla sua parte. L'Amiga era stato mostrato al pubblico ed aveva ottenuto recensioni entusiastiche, e tutti erano in fibrillazione per le potenzialità di questa grande tecnologia.
Fu allora che cominciarono i problemi.
Il Commodore Plus/4 |
Tutti questi problemi finanziari limitarono le possibilità di approntare l'Amiga per la vendita al pubblico. Senza abbastanza denaro da parte era difficile affrettare la produzione del computer, e altri ritardi nello sviluppo del software contribuirono a far slittare ulteriormente in avanti le date. Alla fine, l'Amiga non sarebbe stato immesso sul mercato se non nell'agosto del 1985.
Non sarebbe stato un gran problema, se la Commodore fosse stata in grado di raccogliere abbastanza risorse da garantire la disponibilità di una quantità sufficiente di machine. Invece, i ritardi nella produzione fecero procedere le linee di assemblaggio a singhiozzo, e ad ottobre esistevano solo cinquanta Amiga 1000, tutti usati dalla Commodore per dimostrazioni e sviluppo interno di software.
L'Atari ST di Jack Tramiel |
PERDERE IL NATALE
Gli Amiga 1000 cominciarono ad apparire sugli scaffali in quantità sufficienti solo a metà del novembre 1985, ed era già troppo tardi per avere un impatto significativo nel cruciale periodo degli acquisti natalizi. La maggior parte dei rivenditori realizza il 40% o più delle proprie vendite durante le feste, e la Commodore aveva perso quel treno.
A peggiorare le cose, la compagnia non aveva le idee chiare su come vendere il computer. Il Commodore 64 era stato venduto in grandi catene commerciali come Sears e K-Mart, ma per l'Amiga i dirigenti del marketing pensavano che una collocazione tra i computer più seri, da lavoro, sarebbe stata migliore. La Commodore arrivò anche a declinare una proposta della Sears stessa, che si era offerta di vendere gli Amiga. Negli anni 80 la Sears era un attore di primo piano nelle vendite di computer: io stesso in quegli anni ero contento tutte le volte che i miei genitori mi ci portavano, perché potevo mettere le mani su tutte le ultime tecnologie. L'Atari ST era in vendita da Sears, l'Amiga no.
Nonostante questi errori, la Commodore avrebbe comunque potuto salvare la situazione giocandosela con delle campagne pubblicitarie fatte a modo, che riuscissero a creare interesse intorno al suo nuovo computer. I ritardi avevano anche dato alla compagnia del tempo extra per dedicarcisi, ma invece la Commodore se ne uscì con un marketing così orribile da nausare molti dei suoi stessi dipendenti.
BONUS CHI HA BISOGNO DELL'AMIGA EDITION:
Un paio di pubblicità del Plus/4:
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S.P.E.T.T.A.C.O.L.O.
RispondiEliminaPerò leggendo questo post mi viene la rabbia perché alla Commodore non ne capirono niente. Strategicamente iniqui fin dall'inizio. Ho come l'impressione che non avessero capito nulla di quello che avevano tra le mani.
Perdere il Natale non esiste in natura per un'azienda e poco importa la collocazione.
consiglio di approfondire l'argomento da questo link http://www.cronologiamondiale.it/index.php?title=Storia_della_Commodore
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