Ricordate quando, qualche giorno fa, abbiamo stilato la classifica dei miglior peggiori film del 2010? Verso la fine c'era il premio Clint Eastwood per il film Belloepperforza, riferito al fatto che il nostro texano dagli occhi di ghiaccio ha sempre confezionato film tecnicamente impeccabili, gradevoli e mai banali.
Preferendolo al film con Checco Zalone (più che altro perché non c'erano più posti) Recensopoli è entrata in sala 12 alla proiezione delle 23.00. Comincia così il nostro anno cinematografico, con la visione di Hereafter, la speranza del nostro regista di poter fare film anche da morto.
Proprio così. Certo, dal film la sensazione sembra un altra: "cazzo che figata, un film su gente che vede la morte, con un medium che poi è anche un genio ribelle, e poi è diretto da Clint Eastwood, uno che nella sua vita ha sbagliato poca roba!". E invece no, non siamo davanti a un nuovo Il sesto senso, e non siamo nemmeno davanti ad un bell'horror. E nemmeno ad un thriller!
Ciò che ci viene proposto è un film di sentimenti, dove ciò che vuole emergere non è una storia, ma una visione abbastanza realistica del rapporto che ha l'uomo con l'aldilà. Tema scottante che viene affrontato da diversi punti di vista: da quello di chi ci crede, a quello di chi si trova costretto a crederci e da chi trova poco commerciale parlarne. Paradossalmente, ciò che ne esce è proprio un prodotto poco commerciale, che ti spiega l'aldilà seguendo le numerose testimonianze emerse nella storia, senza prendersi la briga di rendere la cosa interessante.
Vedere i morti non favorisce la crescita |
Devo però confessare che non avrei voluto fare questa recensione, o per lo meno sarebbe giusto definirla una mezza recensione, perché gran parte del mio pensiero deriva dal fatto che più volte, durante la proiezione, mi si sono chiusi gli occhi, non per stanchezza ma proprio per noia.
Ad ogni modo, volendo raccontare un po' gli avvenimenti del film, la pellicola parla di un medium, di una giornalista sopravvissuta ad uno tsnunami in cui ha conosciuto l'aldilà, di un bambino che trova conforto nell'idea che il fratello defunto possa ancora proteggerlo e di una serie di comparse messe lì per commuoversi e commuovere al contatto con l'amato defunto.
Trattandosi di un tema delicato e meritevole di rispetto, è difficile bocciarlo in pieno come vorrei fare, e va anche dato merito al fatto che gli eventi vengono raccontati in modo molto credibile, senza cadere mai in un assurdo soprannaturale (il che ci riporta alla prefazione in cui ci si immagina Clint Eastwood che una volta morto viene richiamato tramite qualche medium a scrivere altri film) e senza mai parlare di religione.
Dio è morto (Houston, 16/5/2010) |
Amabili resti di Peter Jackson rimane una scelta preferibile se si parla di morte.
Ad ogni modo, vista la velocità con cui produce film, siam sicuri che il 2011 verrà ricordato per altre pellicole targate Eastwood.
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