Tecnicamente, Journey si potrebbe definire un puzzle/platform esplorativo: il protagonista può solo muoversi e, previa "ricarica" tramite determinati oggetti nello scenario, saltare/volare per brevi tratti. Il tutto declinato in vario modo lungo la breve durata del gioco (ci vogliono dalle due alle quattro ore per portarlo a termine). Ma è proprio nel modo in cui Journey declina questo viaggio, che sta il suo perché.
Journey manipola sapientemente le emozioni del giocatore, dall'inizio alla fine, sia tramite gli elementi più in vista, che attraverso dettagli più subdoli e sottili: la splendida grafica non ha mai un'inquadratura fuori posto (nonostante la telecamera sia libera) e l'accompagnamento sonoro sfuma da un brano all'altro in maniera dinamica ma impercettibile, adattandosi sempre alla perfezione ad ogni situazione.
Per farla breve, Journey gode di una regia perfetta, che lascia il giocatore libero, ma al tempo stesso lo porta sempre lì dove deve essere, perfino quando si accompagna a sconosciuti tramite l'azzeccatissima modalità multiplayer.
Journey è uno di quei titoli che capitano una volta per generazione, un gioco che, come Another World e, in misura forse minore, Superbrothers: Sword & Sworcery EP, riesce a essere "esperienza" senza ridursi a "film". Da non perdere.
venerdì 16 marzo 2012
(MINI)RECE VIDEOGIOCHI: Journey -- E il premio per la miglior regia va a...
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