"Recensopolo ma l'hai visto quel gioco flash fatto in Italia di cui tutti dicono un gran bene?" Sì che l'ho visto, e confermo che di One and One Story c'è solo da dire bene, ma già che ci siamo parliamo pure di The Company of Myself, titolo per certi versi simile e che ci sta bene giocato in tandem con l'italica produzione.

Cartoline romantiche

Progettato da un giovine diciottenne italiano, illustrato da un altro eccellente compatriota, e sonorizzato da un talentuoso musicista USA (che ha lavorato anche all'altro gioco di oggi), One and One Story è un puzzle platform in cui bisogna far riunire due innamorati coordinandone la strada attraverso le insidie di ciascun livello, e a cui piace ogni tanto cambiare le meccaniche di gioco (un po' alla Braid).

Level design perfetto, grafica pulita e piacevole, musiche evocative e un'atmosfera - delineata anche dalla narrazione, convogliata tramite brevi frasi a schermo che si intrecciano col gameplay - molto, molto azzeccata.

Perché dovrei giocare a One and One Story invece che a The Company of Myself?
Perché secondo me ha più senso giocare prima questo e poi l'altro.

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Questo titolo condivide con il precedente non solo il musicista, ma anche lo stile narrativo, ovvero le frasette a schermo mentre si gioca. Per il resto, però, il gameplay è decisamente diverso: abbiamo a che fare con un protagonista che può interagire con le proprie versioni passate, in stile The Misadventures of P.B. Winterbottom.

Soprattutto però, l'atmosfera di The Company of Myself è molto più cupa di quella di One and One Story: mentre nel titolo precedente viene celebrata l'unione di due anime gemelle, in questo si parla della soffocata disperazione della solitudine (alé!).

Perché dovrei giocare a The Company of Myself invece che a One and One Story?
Perché magari hai già finito l'altro e però vuoi ancora qualcosa di simile-ma-non-troppo.

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